venerdì 13 maggio 2011

Habemus Papam (?)


Recatomi con i migliori propositi a vedere l'ultimo film del Nanni Nazionale, mi siedo in sala ed attendo.
La trama già un po' la so: Papa viene eletto ed entra in crisi.
Mistica? No, umana.
L'idea mi piace molto. Credo che chiunque, investito di una qualsivoglia responsabilità pensi "ma ne sarò capace?", "sono quello/a giusto?".
Nessuno fraintenda e si scandalizzi fin da subito, il problema del "Papa morettiano" non è la perdita di fede bensì la coscienza della sua umanità ed i rimpianti (e forse le invidie) di quello che non è stato.
Questo ragionamento, a mio parere, può benissimo essere esteso anche alla figura del Santo Padre e non mi capacito del perchè il film (da alcuni ancor prima di vederlo) venga tacciato come blasfemo ed irriverente e dunque da boicottare.
Comprendo il pensiero di chi ritiene che la "posizione occupata" dal Papa trascenda dall'umano allo spirituale e, quindi, capisco chi può pensare che l'"investitura" papale derivi strettamente dalla volontà di Dio e che, (ri)quindi, la volontà divina debba (ma che cavolo, sei un religioso!? E allora comportati da religioso, no!) prevalere sulle umane insicurezze.
Comprendo ma non condivido.
L'idea di Moretti, per come l'ho vista io, è buona e nuova.
Il Papa è sì la guida spirituale di qualche miliardo di persone, ma, al contempo e prima di tutto, è un uomo.
Lo sviluppo psicologico del film sulle insicurezze, sulla fragilità e sulla umanità del futuro Pontefice è stato assolutamente interessante e magistralmente portato sul grande schermo da Michel Piccoli (ed il finale, che non svelo come in un miglior giallo, ne è la ciliegina sulla torta).
Ora viene la parte che mi ha convinto poco poco, ovverosia tutto il resto.
Umanizzare il Papa non era sufficiente?
Non mi sono chiare molte delle scene in cui Moretti, ormai orfano del suo cliente fuggito per le vie di Roma, ha a che fare coi Cardinali rinchiusi ancora in Vaticano.
Certo, molte battute che li coinvolgono sono intelligenti e di un'ironia tanto sottile da raggiungere il risultato sperato, ovverosia non capirle; in sala la gente rideva infatti delle cose più banali e scontate (Moretti, perdonali!)
Ma la partita di pallavolo? In molti la considerano una genialata, io l'ho trovata insignificante e senza una spiegazione (che gradirei mi venisse fornita da chi avrà il piacere di commentare).
Così come la scena degli australiani che vogliono andarsene a visitare la Città Eterna quando il Conclave non è ancora sciolto e, una volta impeditogli, ordinando ironicamente "almeno un cappuccino caldo" (ma che vor dì? boh?).
Non ho capito la relazione Moretti-Cardinali, insomma. E sotto questo profilo penso che possa essere in parte giustificato chi "accusa" il regista di ridicolizzazione, a scapito dell'umanizzazione - se questa era poi veramente la volontà dell'autore -, del Vaticano (si badi, ho scritto Vaticano), disegnato più come un ospizio che come luogo (anche terreno) di preghiera e raccolta di fedeli.
Certo, un break del "monologo" di Piccoli ogni tanto si rendeva necessario (altrimenti sarebbe risultato forse un po' pesante) ma quest'ultima idea del regista - salvo, come detto, alcune sue battute memorabili e la sua perfetta interpretazione dello pscicologo "più bravo" - non mi è proprio piaciuta.
Spiegatemela!

A chi interessasse, ecco il link del sito ufficiale: qui.

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