giovedì 26 maggio 2011

La briscola in cinque: ni.



Dopo aver letto "odore di chiuso", sulla scia dell'entusiasmo, decido di leggere il primo romanzo dello stesso autore, Marco Malvaldi, "perchè" mi dico "se è bello come quello che ho letto, per l'estate, ho già tre libri prenotati!". Infatti "la briscola in cinque" è il primo di tre romanzi ad avere come protagonisti 4 simpatici vecchietti che tra una partita di carte e un aggiornamento sugli ultimi pettegolezzi del paese toscano dove vivono si improvvisano detective con l'aiuto di Massimo, titolare del "bar lume", dove i baldi giovani sono soliti trascorrere le loro giornate.

L'idea mi sembrava carina.."magari non è il solito giallo" mi sono detta "magari l'autore è riuscito, attraverso i 4 vecchietti, a creare situazioni simpatiche, battute divertenti proprio come é riuscito a fare nell'altro libro che ho letto". "Decisamente no" ho detto finendo il libro.
I 4 vecchietti non sono i protagonisti principali del romanzo, li vedi lì, seduti al tavolino del bar a parlare dell'omicidio di una giovane ragazza del loro paese il cui cadavere è stato scoperto proprio da Massimo, titolare del bar. Io mi aspettavo che fossero i personaggi "macchietta" del romanzo, un po' come Catarella in Montalbano, invece non sono neanche riuscita a distinguerli l'uno dall'altro. E le battute..non molto divertenti..quelle tipiche da vecchietti: ai miei tempi...; mia moglie non mi fa bere/mangiare il gelato... Niente di più.

Arriviamo a Massimo: é quello che scopre il cadavere e che si ritrova ad indagare sull'omicidio..vi aspettate, quindi, che inizi, magari con l'aiuto dei 4 vecchietti, un'attività da vero e proprio detective! Invece no. Riesce a risolvere il caso grazie a due o tre particolari che nota mentre la polizia fa i primi accertamenti sul luogo del ritrovamento del corpo..poi prende in considerazione due ragazzi, i più vicini alla vittima, si chiede se hanno l'alibi e il movente, gli arriva qualche informazione utile dal medico legale, amico della famiglia della ragazza, nonché frequentatore del bar, naturalmente... e poi... illuminazione!ecco chi é l'assassino!
Dimenticavo..Massimo é un personaggio antipatico! forse l'autore aveva proprio questo in mente o, forse, voleva creare un personaggio un po' pungente, ma simpatico..se questa era la sua intenzione non gli è riuscito molto bene. Innanzitutto Massimo porta il MARSUPIO! e quindi me lo immagino un po' come uno sfigato... e poi ha sempre questo atteggiamento da presuntuoso, "so tutto io"..nella parte finale del romanzo spiega ai vecchietti come è arrivato alla soluzione del caso usando la spiegazione di un assioma matematico.. esagerato!

Trovare un bel romanzo giallo è difficile, perché se la storia è "facilotta", come in questo caso, senza intrighi e colpi di scena, l'unica cosa che può salvare il libro é puntare sui personaggi, delinearli in modo preciso, renderli unici (come unico è il commissario Montalbano o l'avv. Guerrieri) altrimenti si hanno dei personaggi piatti: quattro comuni vecchietti un po' pettegoli e un barista antipatico che sa cos'é un assioma..e ci tiene a dirtelo..

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