lunedì 4 luglio 2011

Mai dire Gialappa's!


L'altro giorno, mentre zappingavo come il (o al) mio solito, mi sono imbattuto in uno dei personaggi che hanno fatto nascere in me l'ironia che mi contraddistingue, peraltro con somma gioia della mia fidanzata.
Spero vi ricordiate dell'imprenditore più scorretto ed irriverente che il panorama italiano (dopo voi sapete chi) ha avuto: Carcarlo Pravettoni, alias Paolo Hendel, o forse è il contrario?
Ad ogni modo, ben lieto di aver rivisto costui dopo anni ed anni, mi sono tornati alla mente un'infinità di comici che hanno fatto la fortuna (oltre che loro) di Mai dire Gol e, soprattutto, della Gialappa's, o meglio, di quella Gialappa's.
Prima di entrare nel merito, per dovere di informazione e nostalgia personale ne cito qualcuno, con annesso personaggio lì per lì ricordato: Bebo Storti (Conte Uguccione), Daniele Luttazzi (Panfilo Maria Lippi), Aldo, Giovanni e Giacomo (sono innumerevoli), Antonio Albanese (Pier Piero), Fabio de Luigi (Olmo, Ingengner Cane), Maurizio Crozza (Bibendus), Claudio Bisio (memorabile nel Tamagotchi) e potrei continuare così, con un elevato livello e tasso di comicità.
Venendo al dunque, dall'avvento del Grande Fratello, manco fosse il nuovo messia, e dei conseguenti reality show, il "trio delle meraviglie" ha, secondo me, iniziato a percorre una fase qualitativamente bassina della sua brillante carriera.
Mi spiego.
Da fucina di talenti e/o rilancio di comici in luna calante, i programmi della Gialappa's si sono appiattiti sulla presa per il culo di "prigionieri catodici". In poche parole 10, 12, 20, o quanti sono, idioti che tra un congiuntivo sbagliato, un Re di Roma in più (forse Totti) ed un L'ondra scritto malamente, venivano - giustamente - derisi e sbeffeggiati.
Lo spazio per la comicità vera si è drasticamente ridotto (gli ultimi momenti memorabili sono forse stati l'epopea di Jean Claude e le idiozie di Maccio Capatonda).
Per carità, scene epiche e divertenti ce ne sono state, eccome. Una su tutte la vomitata di Patrick che, doverosamente, rimarrà negli annali.
Ma rimarrà negli annali quella scena, non lui; se anche programmi del genere, veri contenitori di potenziali talenti vengono invasi dal nulla, beh, la situazione si fa problematica.
Ammetto che oggi, più che in passato, esistono programmi come Zelig che tendono ad "attirare" una certa categoria di professionisti, lasciando briciole o poco spazio ad altri programmi.
Non vorrei però portarvi fuori tema, il mio problema - annoso - non è la carenza di comicità in tv quanto la carenza di qualità in tv.
E l'"operato" della Gialappa's, per me ne è un sintomo.
Negli anni passati i loro programmi erano programmi di pregio, rappresentavano ed incollavano allo schermo migliaia e migliaia di persone fornendo un prodotto di altissima qualità.
Oggi, invece, se anche loro sono costretti a far ridere delle disgrazie di quel manico di bifolchi, di pupe che non sanno far altro che sculettare e bunga bungare, di fattoni sfatti, beh, vuol dire che la nostra cultura non merita, bensì richiede programmi come Tamarreide (rigorosamente detto con la "r", moscia quanto la sua conduttrice).

Vi lascio con una mia massima appena sfornata:
"è la cura del dettaglio a rendere ogni cosa memorabile".

Provate ad andare su Google immagini e cercate "Mai dire", scrivetemi poi cosa trovate.

1 commento:

  1. Hai ragionissima, come dimenticare anche i mitici Felice Caccamo e il bergamasco Gene Gnocchi?
    Conta però che anni fa non esistevano i vari Zelig o Colorado Cafè, oggi probabilmente tutta questa concorrenza ha fatto si che per evitare il flop ci si attaccasse agli infiniti spunti forniti da quell'ammasso di ignoranti che popolano i reality.
    Tra l'altro properio ieri alla tv ho visto la pubblicità per i provini del Grande Fratello...ci liberemo mai da questo incubo?:-O
    Anonimo Federica

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