venerdì 30 settembre 2011

Uffa..

Tendo ad annoiarmi facilmente.

Ed é strano perché sono una persona molto legata alle proprie abitudini, quadrata, che deve avere tutto sotto controllo..però se sento che qualcosa non va o che una situazione inizia a starmi stretta, invece di lamentarmene, la cambio.
Senza se e senza ma.
In modo netto, d'impulso, fregandomene delle conseguenze e non tornando mai sui miei passi.

In questi ultimi anni ci sono state due occasioni di noia in cui mi sono detta "adesso si cambia!"..poi non ho cambiato nulla perché c'é stato un qualcosa che mi ha fatto capire che stavo bene dove e come ero.

All'inizio del quarto anno di università quando non ero più certa di voler fare l'avvocato e ho iniziato a cercare dei master post laurea per diventare organizzatrice di eventi culturali o wedding-planner..sì, avete letto bene!
Il fatto che adesso stia scrivendo questo post dalla mia scrivania da praticante avvocato vi (e mi) fa capire che quella non era vera voglia di cambiare, ma un momento di indecisione/confusione sul futuro, su quello che stavo facendo e che volevo fare..e ci sta tutto..

L'altro momento di noia l'ho vissuto dopo i primi mesi di pratica quando sentivo di non fare abbastanza e avevo deciso di cambiare studio legale..poi il dominus mi ha dato la notizia che ci saremmo trasferiti in un altro studio e la prospettiva del cambiamento mi ha fatto restare dov'ero e dove mi trovo adesso.

Ed oggi di nuovo quella noia, quello scazzo che non riesco a spiegarmi, quella voglia di cambiare, di fare ma non sapere cosa e da che parte iniziare..quel peso sullo stomaco che mi fa sbuffare e mangiare in continuazione (che poi in questo caso la noia è solo un ascusa)..quel bisogno di essere stupita per ritrovare l'entusiasmo che adesso mi sembra di aver perso..

E' vero che sono uscita da una situazione che dire di merda é poco ed é anche vero che mi aspetta un periodo stressante e che questo magari è solo un momento un po' così, però non so..qualcosa non va..uffa..

giovedì 29 settembre 2011

Storie di ordinaria felicità


Per chi non lo sapesse (e considerata la cadenza con la quale scrive post penso che nessuno lo sappia), questo blog è composto da 4 persone ed una di queste è il sig. Boh!.
Ribadendo il "per chi non lo sapesse", questo stronzo ha pensato bene di diventare avvocato all'età di 26 anni (quasi 27 ma devo dare atto - io che ricordo i compleanni - che sono ancora 26).
Complimenti! Magari ora tornerà a scrivere e interessarci con le sue mai banali parole, magari.
Detto ciò - con un'affettuosità e stima che (lo stronzo) mi riconosce - mi chiedo questo: ma se lui che non ha praticamente mai scritto un post è diventato facile facile avvocato, io e amarillys perchè cazzo scriviamo?!

p.s.: sono consapevole che il titolo del post non c'entra niente, ma come già qui scrissi, "felicità" è il sentimento che ho provato quando l'ho visto fuori dal Tribunale, brutto come sempre, ma avvocato. Bravo geniaccio!

p.p.s.: se ti servisse un praticante hai il mio numero.

mercoledì 28 settembre 2011

Torta di rose

Bella serata quella di sabato scorso!
Cena con le amiche con piccola e gradita sorpresa fatta ad A. per il suo 19esimo (sì, credici!) compleanno e, naturalmente, non poteva mancare la torta!

Livello di difficoltà: - se ci riesce mia sorella é un miracolo -

INGREDIENTI:

- 3 etti di farina;
- 3 tuorli;
- 3 cucchiai di olio;
- 2 cucchiai di zucchero;
- 150 gr. di di latte;
- 25 gr. di lievito di birra;
- 1 pizzico di sale;
- scorza di limone.

Per la crema: 100 gr. di burro da lasciare ammorbidire e 100 gr. di zucchero.

Prendete la farina e aggiungete i tuorli, l'olio, lo zucchero ed iniziate ad impastare.
Fate sciogliere il lievito nel latte appena intiepidito e aggiungetelo lentamente all'impasto.
Aggiungete un pizzico di sale e la scorza di limone. 
Lavorate gli ingredienti fino ad ottenere una pasta morbida che poi andrete a stendere in questo modo:

Spalmate sulla pasta la crema preparata con il burro ammorbidito e lo zucchero.
Arrotolate la pasta su se stessa e tagliatela in 11 o 12 pezzi (ciascun pezzo é di circa 5 cm di larghezza).
Disponeteli in un tegame coperto con della carta da forno in questo modo: 

Lasciate lievitare per circa un'ora (anche 45 minuti va bene se vedete il composto ben lievitato).

Mettete in forno a 180 gradi per 40 minuti. Io dopo 30 minuti di cottura ho abbassato la temperatura del forno a 160 gradi perché la torta si stava colorando troppo, comunque il metodo dello stuzzicadenti per controllare se è cotta funzione sempre..

Buon appetito!



lunedì 26 settembre 2011

Ardeche (parte prima)




[l’uso del presente e dell’imperfetto è a discrezione dell’autore]

Alcuni nostri amici hanno avuto la brillante idea di proporci una gitarella ad Ardeche, per dedicare anima e corpo all’antica arte della canoa.
Premesso che non ho mai preso una pagaia in mano, l’idea appariva comunque interessante.
Dopo 4 ore e mezzo (!!) di simpatica tratta Genova–postosconosciutosopramarsiglia, accompagnati dai più diversi generi musicali, ci fermiamo per un meritato riposo in un albergo un poco “spartano”.
Le 6 ore - circa - di meritato riposo sono (in parte) state interrotte da scricchiolii sinistri e prolungati, provenienti da una limitrofa camera, quale non si sa, ma sicuramente molto, ma molto, vicina. Beati loro, mi vien da dire.
Rassicurati che “a Marsiglia non piove mai, succede si e no una o due volte l’anno”, apro le tende della stanza.
Ovviamente pioggia.
Queste simpatiche goccioline che scendono dal cielo non hanno di certo fermato il gruppo di indomiti i quali, dopo una rapidissima spesa (viveri per la notte da passare in una zona attrezzata dopo qualche ora di “navigazione”) si sono diretti a recuperare canoe, salvagente e barilotti.
Brevissima digressione sui barilotti, oggetti dalla forma tonda e pacioccona, a chiusura “stagna”.


Sono stati, dai più, considerati i veri ed unici oggetti indispensabili, salvatori dell’avventura. Ospitanti di vettovaglie e quant’altro doveva trovare estrema protezione dall’acqua. Tutto dentro, tranne quello che, per altezza, dentro proprio non ci stava.
Detto ciò, veniamo trasportati verso la partenza.
Lì per lì (che se non erro è anche il nome di un gelato con lo stecco alla liquirizia) la situazione sembrava piuttosto tranquilla. Due pagaiate di qua, due di la e ci si arrangiava.
Descrivo sommariamente la canoa: colore blu, io nella posizione posteriore con un barilotto dietro di me, davanti a me secondo barilotto più mia ragazza.
Si scende tranquilli tra paesaggi incontaminati, dove la natura ha ancora la sua ultima parola sull’uomo (in tutti i sensi).
Archi di pietra interamente scavati nella roccia, vento che livella i dirupi rendendoli simili a campanili di cattedrali, tutto il verde attorno.
Nudiste.
Il silenzio interrotto solo da noi che scendendo ridiamo di chi, pagaiando, si trova in senso contrario, di chi facendo finta di pagaiare costringe il compagno al doppio mazzo e di chi inizia a cagarsi sotto alla vista della prima rapida.
E mò son cazzi.
Allora, da quel poco che ho capito, chi si trova dietro (nella canoa) è, per così dire, il timoniere. Infatti, chi è davanti ha il solo compito di remare (magari dritto), ma la direzione la da chi è seduto sul sedile posteriore (facendosi un paiolo tanto).
Beh, le prime direzioni che ho dato sembravano decenti (dire buone è troppo), finchè quella roccia a bordo fiume non si è intenzionalmente avvicinata troppo alla nostra canoa, facendoci ribaltare e costringendoci al primo bagno giornaliero (che avremmo, con la dovuta cortesia, posticipato).
In realtà la scena è stata più o meno la seguente.
Rapida piuttosto rapida con curva a destra. La curva a destra c’è stata, ma tardi. Ormai in prossimità della roccia decidiamo allegramente di speronarla; urto ed altrettanto simpatica ribaltata (solo per me).
La mia compagna di viaggio mi ha infatti ricordato, tra un annaspamento e l'altro, che Mr. Barilotto non era riuscito a fagocitare i ferri che avrebbero dovuto sostenere la nostra tenda. Un regalo non voluto al fiume dell’Ardeche.
Conseguenze?
Sentito sconforto essendo stati i primi a ribaltarci ma, soprattutto, avendo ora il serio problema di dare forma a quello che sarebbe dovuto essere il nostro riparo per la notte.
Detto ciò, ci siamo comunque rimessi in marcia.
Intrepidi.
Nello stupore generale, accade un evento incredibile. Qualcun si ribalta, ma non siamo noi.
Ergo: non siamo gli unici incapaci.
A questo punto la gitarella diventa una sfida a chi si ribalta di più; forse doveva essere a chi si ribalta di meno, ma ormai.
Rapida successiva, l’incredibile diventa credibile. Nessuno avrebbe scommesso su di una manovra così eccelsa compiuta dalla coppia Iaia-my name is nick.
Riusciamo a restare, seppur in bilico, dritti sulla nostra canoa.
L’entusiasmo ci spinge a toglierci dalle balle per far scendere le altre persone che seguivano. Peccato che due francesi del cavolo abbiano deciso di scendere giù a tuono, dritti per dritti, puntando la prua della loro canoa dritta per dritta - come loro - verso di noi.
Impatto inevitabile.
Ci ribaltiamo ed al fiume, oltre ai ferri della tenda, regalo i miei bei e cari Ray Ban.
[continua…]
foto tratta da http://www.aventure-canoes.fr/italiano/

venerdì 23 settembre 2011

Red carpet



Non per autoesaltazione, ma giusto per un semplice buon gusto, certa gente dovrebbe leggere il mio precedente post.
Se non altro per evitare di nuovo di vedere nefandezze umane che si credono starlette e che, anche per andare al cinema (a fine agosto e nel basso Piemonte, con tutto il rispetto per il basso Piemonte), indossano abiti da, così evidentemente credono loro, red carpet.
Quindi, signore mie, evitate di accozzare marche tanto per far vedere che avete soldi da spendere - o qualche bamboccio da voi raggirato - oppure, se questa è la vostra più grande aspirazione, mi si dica chi mi tocca vedere così almeno decido io se irritarmi (mi basta poco, come potete vedere, ma non avrò più la possibilità di lamentarmi essendo la scelta di presenziare comunque tutta mia) o, meglio, passare la mano come con un “7-2 off” a Texas Hold’em (non che giochi il “7-2 suited”, sia chiaro).
Giusto per farvi capire riassumo:
-          - scarpe Prada;
-          - borsa Fendi;
-          - ciondolo Gucci;
-          - foulard Burberry;
-          Rolex e bracciale Pomellato al polso.
      Mi è sfuggita la marca delle lenti a contatto, sorry.
      Ah, dimenticavo, il tutto ad ornare un fagotto barattoloso. Schifezz!

giovedì 22 settembre 2011

C'é da fare!

Rientrata dalla vacanza con l'entusiasmo dell'estate ancora nelle vene, con la convinzione che settembre segna per tutti, e anche per me, l'inizio di un anno nuovo mi dico: "da settembre inizio a fare un sacco di cose!"

Nell'ordine:

- corso di fotografia;
- corso di lingua (inglese, ho pensato, anche se riprendere il francese non mi dispiacerebbe affatto!)
- palestra;
- danza del ventre;
- corso di cucina.

mi vedevo già super impegnata tra esercizi per capire qual è la luce giusta per fare le foto, compiti di inglese (sono secchiona sappiatelo!), allenamento per le spalle (...), passi di danza a ritmo di musiche arabeggianti, branzino al forno con patate e poi un bel viaggio per staccare un po' dalla movimentata routine.

"Un week end lungo" ho pensato "magari da giovedì a domenica in una città d'arte!Parigi!Sì, Parigi!"

..e mi vedevo già con il mio baschetto a girare la città in lungo e in largo da perfetta turista con la guida tra le mani (e lì avrei fatto delle foto bellissime e capito che avrei dovuto scegliere francese e non inglese!)..

sì, sì..tutte cose interessanti..poi magari riesco a coinvolgere qualche amica e magari per il corso di cucina anche mia sorella e sarà divertente, certo..e quando farei tutte queste cose che A DICEMBRE HO L'ESAME?!

cazzo..rinviato tutto o quasi tutto a dopo capodanno, quello ufficiale questa volta..

credici..

E il primo è andato...


Se la sente proprio Giuseppe Ilario Sobreroni.. uh come se la sente!
Milanese, avvocato in uno degli studi più importanti della città, sposato con due figli, appartamento nella zona residenziale di Milano, premi e targhe varie sulla scrivania del suo ufficio, inviti ai party esclusivi.. tutto perfetto! Come perfette sono le risposte che ha pronte in ogni situazione, anzi quelle risposte se le prepara in modo accurato perché lui ama creare dei motti per sintetizzare in una frase, molto spesso una metafora, ciò che vuole esprimere e la spiattella così, con un po’ di arroganza al suo interlocutore che non può fare altro che tacere e il lettore non può fare altro che ridere. Perché il nuovo romanzo di Duchesne, “la gente che sta bene”, è fortemente ironico! E il suo protagonista, Giuseppe Ilario Sobreroni, con il suo fare spocchioso, con la sicurezza cha ha in sé crea delle situazioni paradossalmente ironiche.
Tutto fila liscio per Sobreroni, finché quelle sue stesse metafore iniziano ad essere utilizzate nei suoi confronti e qualcosa, in famiglia e a lavoro, cambia…
Quelli che, come me, hanno avuto a che fare nella vita di tutti i giorni con un “Sobreroni” avranno qualche piccola, cinica soddisfazione nel vederlo in difficoltà nelle ultime cento pagine del libro: allora anche la gente che sta bene può iniziare a star male, allora non piove sempre sul bagnato!(anche se… e qui mi interrompo...)
Opposto sarà il punto di vista del lettore che, invece, è un “Sobreroni”…
Anche il secondo romanzo di Duchesne (il primo è “studio illegale”) è, quindi, da leggere: scrittura scorrevole, personaggi descritti in modo essenziale così da coglierne gli aspetti caratterizzanti che ti fanno subito capire chi hai davanti, ma soprattutto i tempi delle battute sono perfetti, non so riesco a spiegarmi, è una cosa che mai in nessun romanzo avevo notato in modo così netto, sembra di avere davanti i personaggi e di assistere ai loro dialoghi, in questo modo il tono ironico è accentuato e ha un effetto immediato! Ve lo garantisco…mi sono ritrovata a ridere da sola sul treno dopo aver letto alcuni passaggi del libro...

martedì 20 settembre 2011

Super 8


Caro J.J. Abrams, già con l’ultima serie di Lost (e parte della penultima) hai suscitato in me qualche perplessità.
Nonostante tutto ti ho dato fiducia, sulla scorta di alcune roboanti dichiarazioni in merito alla smisurata bellezza del tuo Super 8.
Che dire, il film scivola via senza troppi sussulti ed anche con qualche sorriso.
Il tanto decantanto salto negli 80’s c’è stato, eccome. Peccato che a metà film avevo come una reminiscenza, un deja-vu, cazzo però, a questi Goonies manca Sloth.
Preciso.
Oggettivamente non posso dire che il film fosse brutto. Lo considero nella norma, senza infamia e senza lode ma con un grave difetto, la carenza di originalità.
Ahi, ahi mi direte voi: J.J. Abrams carente di originalità?
Io rispondo: si.
L’idea del mostrone brutto e cattivo (che è un po’ l’unico momento di suspance del film, sdoganato a metà), di alcuni giovanissimi eroi che devono (amorevolmente) “sconfiggerlo”, di una storia d’amore tra teenagers e dei difficili rapporti intra-familiari, sono giusto un “remake” diverso (passatemi il quasi ossimoro) di quanto già visto con scene peraltro quanto più prevedibili.
Un mix tra E.T. ed i Goonies, appunto.
Sarà forse che il produttore, tra gli altri, è Steven Spielberg?
Non so, fatto sta che mi è parso di assistere ad un (a livello visivo piacevole, ribadisco) film che mi ha lasciato perplesso. Mi aspettavo altro.
Ed io mi ritengo uno spettatore che ha tutto fuorché il palato fino.

P.S.: la questione sull’ispirazione a film come i Goonies o E.T. è stata trattata anche nel numero di settembre di BEST MOVIE, rivista consegnato gratuitamente al cinema e che ho preso solo dopo aver visto il film. Nessuna influenza su questo post è quindi dovuta a quell’articolo.

lunedì 19 settembre 2011

Tiramisu..e buon compleanno mamma!

..un grande classico. Chi di voi non si é mai cimentato nella preparazione di quella paradisiaca crema al mascarpone?!
Sì, il tiramisu é il mio dolce preferito! Uno dei pochi in realtà..lo confesso, non amo i dolci..potrei (anzi, è successo) stare male per aver esagerato con la pasta al sugo, ma i dolci, soprattutto a fine pasto, posso anche evitarli.
Eppure me la cavo nel prepararli o, almeno, così dicono..
Ieri, in occasione del compleanno della mia SUPERMAMMA l'ho fatto..ecco la ricetta.


Livello di difficoltà: - se ci riesce mia sorella é un miracolo-



INGREDIENTI:

- 3 uova;
- 500 gr. di mascarpone;
- zucchero;
- biscotti savoiardi;
- caffé;
- cacao amaro e scaglie di cioccolato.






Separate i tuorli dagli albumi.
Con la frusta elettrica montate a neve gli albumi.
Poi lavorate i tuorli con 3 abbondanti cucchiai di zucchero, aggiungete il mascarpone ed infine i bianchi e lavorate il tutto, sempre con la frusta elettrica, fino ad ottenere una crema senza grumi.
In un contenitore disponete un primo strato di savoiardi appena bagnati nel caffé poco zuccherato. Potete aggiungere al caffé un po' di liquore, il marsala, ad esempio, in modo da "alleggerire" il dolce.
Versate sui biscotti uno strato di crema e poi fate un altro strato di biscotti e ancora crema.
Sull'ultimo strato di crema spolverizzate il cacao amaro e, se volete, aggiungete delle scaglie di cioccolato.

Buon appetito..




















ps: alla SUPERMAMMA io e le mie sorelle abbiamo regalato un portafoglio..un altro grande classico..

pps: se volete scoprire il significato del livello di difficoltà leggete qui..


venerdì 16 settembre 2011

Non ho (più) l'età!


E' ufficiale, my name is nick non ha più il fisico per fare certe cose.
All'alba dei miei quasi 27 anni mi rendo conto che devo limitare alcuni eccessi.
Mi ricordo i tempi in cui potevo trangugiare qualsiasi bevanda alcoolica senza alcun problema e/o complicazione. L'unica controindicazione poteva essere il mal di testa post sbornia del giorno dopo. Giusto qualche ora e poi via, tutto passato.
Oggi non è più così.
Mi sono bastati alcuni bicchieri di vino, qualche boccale di birra, due Montenegro e tanti, ma tanti funghi a farmi capire che la misura è ormai colma.
Il day after è stato drammatico.
Tutto il giorno in letto, con "disturbi di stomaco" che occupavano entrambe le mie due vie d'uscita.
Insomma, una vero e proprio straccio.
E pensare che solo due anni prima tutto era diverso.
In realtà, devo ammettere che qualche avvisaglia già nel breve passato c'è stata, ed è stata indizio di un cambiamento, in negativo. Ma la campanella, evidentemente, non ha suonato abbastanza.
Sia chiaro, non ci si deve necessariamente sbronzare per passare una serata, tutt'altro. Qualche eccesso è raramente comprensibile (qualche), ma capire che il limite che si può raggiungere diventa sempre più limitato (ripetizione voluta), beh, "aiuto!" direbbe Jerry Calà.
Appendo ufficialmente il bicchiere al chiodo.
"My body tells me no!" (cit. Young The Giant).
Arrivederci.

mercoledì 14 settembre 2011

Ipse dixit (la mia amica Federica, la saggia Federica!)

Chiacchiero piacevolmente con un'amica che mi racconta del suo ultimo appuntamento con un ragazzo con cui si é davvero trovata bene!
Splendida serata..hanno parlato di tutto..lui le ha offerto la cena (una cosa non così comune..)..le ha presentato alcuni amici e le ha fatto capire che gli piacerebbe rivederla..però, poi, si è fatto sentire poco, qualche sms e niente più..l'ansia inizia a salire!
E la teoria per cui se non si fa sentire è perchè non gli piaci abbastanza inizia ad insinuarsi tra i suoi pensieri. (avete visto il film "la verità è che non gli piaci abbastanza"?no?!?ve lo consiglio..)
Cerco di tranquillizzarla e le faccio capire che non può dare importanza al numero di sms che lui le manda in un giorno!
Non tutti sono sms dipendenti e poi non é il giusto parametro da prendere in considerazione per capire se interessi o no ad un ragazzo..
Non proprio certa di averla rassicurata e convinta mi sento rispondere:

"cazzo se vuoi sparire almeno prima fatti dare due colpi!"


Saggia osservazione amica..

Ed ecco le regole della teoria "la verità é che non gli piaci abbastanza"..





martedì 13 settembre 2011

Louise/Michel

Avrei voluto scrivere un post su "Funeral Party", uno dei film comici più riusciti, a parer mio, degli ultimi anni.
Ed invece, l'altra sera mi passa sotto mano (anzi, sotto gli occhi) "Louise/Michel", film francese del 2008 diretto da Benoit Delepine e Goustave Kevern (la locandina mi ha aiutato)


"Commedia nera" (o black comedy) che affronta in maniera irriverente ed a tratti non-sense argomenti mai così veri e realistici.
In un contesto di profonda difficoltà economica, capitalismo estremo e disprezzo per i diritti dei lavoratori, la vicenda trova il suo prologo nella chiusura - dalla sera alla mattina - di una fabbrica nella campagna francese (Picardia), all'interno della quale un gruppo di donne sono passate dallo svolgere un orario di lavoro disumano e schiavista al non aver il benchè minimo straccio di occupazione.
Le reiterate promesse dei padroni si sono rivelate delle bufale colossali, e la loro misera liquidazione le ha spinte (dopo brillante suggerimento di Louise-Jean Pierre) a cercar vendetta, e sollievo, nella morte dei loro "ex schiavisti".
Viene così assoldato il killer (?) professionista (?) Michel-Cathy, un "uomo" fallito, codardo ed assolutamente incapace.
Da questo momento in poi comincerà la lunga caccia al dead man walking, costellata da gaffe, momenti ai confini del surreale e vere e proprie situazioni limite.
In nemmeno un'ora e mezza, il film riesce a far ridere, quasi piangere e provare un sano disgusto per le attività compiute dai due protagonisti.
Un susseguirsi di immagini che a volte lasciano con un punto interrogativo nello spettatore, ma evidentemente necessarie per rendere "Louise-Michel" il film che vuole essere.
I registi riescono a fotografare (termine appropriato in quanto molte scene sono veri e proprie inquadrature statiche, quasi fotografie, nelle quali succede qualcosa di impercettibile ma esilarante) in modo diretto e con dialoghi mai banali frammenti e problematiche di una vita che esiste ma che molto spesso non è sotto gli occhi di tutti.
E' un film che ragiona sulla voglia di combattere e di rinunciare a compromessi (si fa proprio di tutto per poter lavorare), cercando obiettivi anche quando tutto sembra ormai perso, allo scopo di regalarsi la felicità di un momento che concede a chi lo vive l'idea di aver realmente vissuto.

domenica 11 settembre 2011

In questo mondo di ladri

Chi l'avrebbe mai detto che nella mia vita avrei mai assistito ad un concerto di Antonello Venditti.
Chi l'avrebbe mai detto, appunto. Beh, di sicuro non io.
Ed invece così è stato.
Ricorrenza: notte bianca di Genova dove l'Antonellone nazionale era la "grande" guest star ("anvedete n'po' voi!", direbbe lui).
Dopo qualche giro nei caruggi, mi dirigo con disfattisti presupposti in Piazza della Vittoria, luogo del concerto.
Vi dirò, tuttavia, che forse per l'effetto di alcune bionde luppolose miste ad una compagnia d'altri tempi (tranne uno), il momento è stato fin euforico.
Detto ciò, la mia presenza ed il positivo commento non fanno di me né il suo più grande fan, né il suo più medio fan, mi fan solo pensare - estremizzando un po' - che l'apparenza (a volte) fuorvia e che è solo da stupidi non ricredersi e non ammettere di aver preso un granchio.
E poi, lasciatemelo dire, ma quanto è d'attualità questo pezzo?
Vai Antonello!


Unica ammenda: dovevi farmi "Piero e Cinzia"!
Mannaggia a te!

giovedì 8 settembre 2011

19 giorni

Seguendo l'esempio di my name is nick, che ci ha parlato del suo viaggio a Patmos, anche io dedicherò questo post ai miei 19 giorni di vacanza, strameritata vacanza!
A Mykonos e Ibiza, gentilmente proposte da T. e F., ho preferito la Calabria.
Accanto al bisogno di divertirmi, distrarmi e di conoscere gente nuova avevo comunque bisogno di sentirmi in famiglia e così è stato! Decidevo infatti di partire con mia zia e mia nonna e di stare a casa di quest'ultima e poi sapevo che anche la mia amica L. avrebbe trascorso le ferie giù e con lei le occasioni per uscire e divertirsi non sarebbero mancate!

I primi giorni li ho vissuti in modo strano.

Continuavo a ripetermi é andata così..

Poi ho iniziato ad abituarmi ai ritmi della vacanza..

Mare.
































Splendide e calde giornate di sole.

Feste, serate in discoteca.

L'alba sulla spiaggia.














Pettegolezzi.

Risate.

Brioches con il gelato.




















Voglia di granita e sperare che quel bar dove le fanno così buone sia ancora aperto..alle 2.30 del mattino.

Grigliata di ferragosto.
































Rendersi conto che mancano pochi giorni alla fine della vacanza...di già?!

La malinconia che ti assale facendo la valigia..

Gita dell'ultimo giorno e dell'ultima ora a Tropea.

















"Ci sentiamo ed organizziamo una pizzata al rientro!"(e siamo riusciti ad organizzare un aperitivo per questo sabato..)

Chi avrebbe mai detto che questa strana estate 2011 mi avrebbe regalato una così bella vacanza?!

Se il buongiorno si vede dal mattino...

Cibo per l'anima

Prendete 4 amiche.


Amiche da sempre. Non di quelle amiche che si sentono tutti i giorni e che si vedono tutti i fine settimana, ma di quelle che si sono perse un po' di vista dopo la fine del liceo, che si sentono un paio di volte a settimana per sapere come va, che si vedono qualche volta al mese, ma che sanno di poter contare le une sulle altre.

Mettetele un sabato sera nella casa di quella che da un po' vive da sola e che ha deciso di fare il grande passo della convivenza con il fidanzato (fidanzato che per l'occasione è tornato dai suoi).

Aggiungete pizza, patatine altre schifezze varie e qualcosa da bere, quanto basta.




Amalgamate il tutto e unite un'abbondante dose di confidenze "quello che si dice a casa della Pi rimane a casa dellaPi!", aggiornamenti sulla vita di ciascuna di loro, pettegolezzi, discorsi seri e discorsi meno seri.

E poi l'ingrediente più importante: le risate.



Quelle risate di cuore, spontanee, che ti fanno piangere..


..quelle risate che da troppo tempo non facevi più..


...nate da situazioni che a raccontarle perdono di effetto.
















Otterrete una ricetta perfetta nella sua semplicità, fresca, sfiziosa, genuina...vero e proprio cibo per l'anima.

E' assaggiando momenti come questi che l'idea di affrontare ciò che verrà, nonostante tutto attorno a te sia cambiato, nonostante tu stessa sia cambiata, non ti spaventa più poi così tanto..

lunedì 5 settembre 2011

Patmos


"Dove andiamo quest'estate?".
"Mah, si parlava di Patmos".
"Parcos che?".

Forse non sono proprio le parole esatte con le quali ho avuto il mio primo approccio con Patmos ma siamo piuttosto vicini.
Come ogni vacanza greca che si rispetti (già, Patmos è in Grecia, poco sopra Leros e poco alla sinistra della turca Bodrum) mi aspettavo un "viaggio della speranza", e la mia speranza di evitarlo è andata puntualmente a farsi fottere.
Itinerario: Milano - Atene; Atene (aeroporto) - Atene (porto); Atene (porto) - Patmos. Durata: 12 ore circa, o poco più.
Tassista che nel tragitto aeroporto-porto ci ha puntualmente inculato non una, bensì due volte: 1) ci ha fatto pagare uno sproposito la corsa; 2) ci ha fatto ascoltare tutto il tempo un cd di Al Bano, considerato da lui, come tutti i cantautori-anti anni '60, tutt'oggi il meglio in circolazione.
Ma vaffanculo! Sentito.
Viaggio in traghetto senza cabina (risparmio alla genovese), ma cabina "di fortuna" trovata appena imbarcati.
Ah, cabina per due nella quale abbiamo dormito in 5.
Fetore di "zampette di gatto", russate ed ondeggiamenti a parte, il tutto è stato piuttosto confortevole.
Una volta sbarcati ci attende il sig. Stefanos, "aitante" (60 anni portati alla grande) locale che con la sua fuoriserie ci ha (anche in questo caso) comodamente condotti alla nostra dimora.
Con il termine "fuoriserie" indicavo proprio una macchina fuori-serie, nel senso che non è prodotta da ormai 30 anni. Due valigie sul tetto, tre nel bagagliaio rigorosamente aperto. Un passeggero seduto davanti, tre dietro ed il quinto a mò di Superman su chi occupava i sedili posteriori.
I crismi di un'ottima vacanza c'erano tutti.
Ed infatti la vacanza è stata fantastica.
Patmos, pur essendo sconosciuta ai più, è un'isola incredibile.
Spiagge bellissime di sabbia, pietrine, miste, insomma, un po' per tutti i gusti.
Mare cristallino e veri e propri paradisi. Tra tutte consiglio Psili, Livadi e le Spiagge Gemelle.
Tantissima gente, ragazzi e ragazze (gnocche), che godono dei differenti stili di vita che l'isola offre.
Serate che non possono non iniziare con una cena in un ristorante sul mare (anzi coi tavolini proprio sulla spiaggia), per poi movimentarsi con la ormai tradizionale festa in spiaggia organizzata da George's Place, oppure andando a bere un drink sulle terrazze di Chora.
O, perchè no, entrambi.
Non si può, poi, mancare alla tipica festa di Ferragosto alla chiesa dell'Assunzione (piccolo posto sperduto dove arrivare è un'impresa da motocrosser), luogo in cui tutti patmosiani e non si mischiano per ballare il sirtaki e gustare le prelibatezze offerte dalla gente locale.
Anche se non dovrei (troppo turismo la "commercializzarebbe"), la consiglio veramente a tutti.
E' doveroso, poi, un sentito grazie alla compagnia.
Wonderful.
La station ci ha regalato gioie incommensurabili.
I fotografi hanno rotto le balle facendo perdere tempo su tempo ma regalando squarci, ritratti e pose da copertina.
Gli "intrusi" già sull'isola, invece, oltre a fare da Ciceroni su luoghi e pietanze (la squisita dako salad della baracchetta), ci hanno anche insegnato a giocare a backgammon a botte di "annegati!" (testimoni lo possono provare).
Insomma, efharistò Patmos!
E quando qualche amico va via dall'isola, chi resta, mi raccomando, segua la tradizione: acceda e spenga le luci di casa in segno di saluto.

Per la solita versione "alternativa" e cum foto cliccate qui.