La domanda, inevitabile, mi coglie impreparato e mi
lascia addosso sempre un senso di disagio, come se avessi paura di rispondere.
Ne ho sempre sentito parlare come di una città stupenda, che fa innamorare, che
ti avvolge e ti ammalia, che ti colpisce e ti rimane addosso. L’ho vista e l’ho
vissuta, in due momenti diversi, per una quindicina di giorni, l’ho vista di
giorno e di notte, l’ho girata a piedi e in tram, sotto la pioggia e con il
sole. E tutte le volte che mi fanno quella domanda, ripercorro ogni angolo di
quella città.
E ogni volta rispondo che non lo so se mi è
piaciuta, Lisbona.
Non che sia brutta, anzi. La città vecchia è una
città nervosa, un continuo saliscendi che impone al turista faticose camminate
e lo sorprende con improvvisi scorci dal sapore vagamente genovese. Vecchi tram
percorrono lentamente le strade e contribuiscono a lasciare un’immagine
artistica della città, ben impressa nella mente di chi la vede. Pensando a
Lisbona, vi verrà in mente il vecchio tram che stenta in salita, e che scende
timoroso per strade che sembrano troppo strette per permettergli il passaggio.
Sono immagini da cartolina, non tradiscono le attese.
Rendete omaggio al Bairro Alto, punto di ritrovo
serale dei giovani, portoghesi e non, sede della movida lisbonese. Troverete un
quartiere sufficientemente spoglio e povero, che la sera si rianima, ospitando
locali ad ogni portone e offrendo ogni genere di divertimento a prezzi
irrisori. Camminateci di giorno e lo troverete deserto, desolato. Tornateci la
sera e dovrete sgomitare per passare, procedendo comunque a rilento.
E poi Baixa Chiado
e Restauradores. Sono due quartieri ai piedi della città
vecchia, caratterizzati da un’architettura semplice e austera che trova la
massima espressione in Praça Dom Pedro IV e in Praça da Figueira. Semplici e
molto belle, una accanto all’altra, fanno da collante tra i quartieri
residenziali e la parte storica, proiettandovi verso il mare. Perdetevi ancora
nell’immensità di Praça do Comércio, lasciatevi abbracciare dagli edifici che
la contornano e girate su voi stessi: alle vostre spalle il mare, davanti a voi
la città. Suggestivo e promettente, rimane uno dei momenti più belli di
Lisbona.
Visitate ancora il Castelo de Sao Jorge e la Basilica di Estrella, date un'occhiata a Oriente (quartiere moderno, forse carino ma senza alcun tipo di legame con il resto della città) e spingetevi fino a Belé, con visita obbligatoria al Monasteros dos Jerònimos (stupendo, davvero stupendo).
Visitate ancora il Castelo de Sao Jorge e la Basilica di Estrella, date un'occhiata a Oriente (quartiere moderno, forse carino ma senza alcun tipo di legame con il resto della città) e spingetevi fino a Belé, con visita obbligatoria al Monasteros dos Jerònimos (stupendo, davvero stupendo).
Camminate senza fretta, in pochi giorni (due o tre
al massimo) avrete visto tutto ciò che c’è da vedere.
Chiedetevi se Lisbona vi è veramente piaciuta. Fermatevi e pensate a ciò che avete visto.
Chiedetevi se Lisbona vi è veramente piaciuta. Fermatevi e pensate a ciò che avete visto.
Io l’ho fatto. Spogliato dal fascino di una città straniera
e liberato dai giudizi pieni di entusiasmo di chi c’è stato, rimane una città
piacevole, a tratti persino bella. Punto. Niente facili innamoramenti, niente
stupore e niente pezzi di cuore presi in ostaggio. Perché Lisbona è anche una
città povera, persino grigia, con colori e quartieri che la rendono triste. E
la contraddizione eterna di chi vuol essere ma non può.
Se apro gli occhi e guardo Genova, la mia Genova, la
tanto bistrattata Genova, scopro che è proprio ciò che Lisbona vorrebbe essere
e non è. Scorci di mare da togliere il fiato (Boccadasse e la stessa
Vernazzola), quartieri residenziali di rara bellezza che sono memoria e cuore
della Genova che fu e affermazione dei nuovi genovesi (come Castelletto,
Carignano e Albaro) e un centro storico che non ha eguali per bellezza e
cultura (penso a Via Garibaldi, ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi quasi
all’infinito).
Una bellezza pura, nascosta dal burbero lamentarsi e
dal dignitoso non voler apparire della nostra terra. Ma una bellezza vera, catturata
nei secoli, così evidente da legare i versi di Petrarca alle parole di Gregory
David Roberts nel suo “shantaram”.
A Lisbona invidio solo il sorriso di due stagioni,
quelle che mancano ad arrivare alla fine di giugno. Poi, quel sorriso sarà di
nuovo mio. E di Genova.