martedì 19 marzo 2013

La nonna

Ultimamente in-coscienza ha scoperto il piacere del teatro, il costosissimo teatro, almeno per Amarillys che, non potendosi permettere uno spettacolo a settimana, é ben lieta di ospitare amici, parenti e conoscenti e dar loro una pagina bianca per poterci parlare dell'ultimo spettacolo visto a teatro.
Stasera é la volta di un amico, C.S., che ci dirà la sua su "la nonna" in scena al Teatro Duse di Genova fino a domenica 24 marzo.
(Se non avete ancora fatto il regalo a papà potrebbe essere una bella idea..)




"A conferma che, prima dello spettacolo, leggerne la trama può essere utile, l’ambientazione è una sorpresa solo per me.
Siamo in cucina, sono più i frigoriferi (sistematicamente vuoti) degli attori, il cibo riposto nel pianoforte che l’indolente “Chico”, Dighero, suona senza alzarsi dal letto.

Emergono da subito la nonna, inarrestabile macchina da pasti, e Angela, servile zia a cui non riesce un caffè decente manco a pregare. “Carmelo”, Paci, laborioso immigrato siciliano mantiene tutta la famiglia, completata da Maria e Marta, moglie e figlia di Carmelo.
La crisi già incombe e per fronteggiarla Carmelo esorta l’ignavo fratello a lavorare per contribuire alle spese. Tutto il primo atto sarà caratterizzato dal susseguirsi degli infruttuosi espedienti concepiti da Chico per evitare di farsi carico dell’ignobile vecchia onnivora.
Il ritmo è spedito e cresce con l’aggravarsi della situazione economica, scandito dalle invocazioni della vecchia e dai conseguenti scatti d’ira di Carmelo, dai caffè di zia Angela e dal chiudersi delle ante inutilmente aperte nella continua ricerca di cibo.

Nel secondo atto la componente tragica è preponderante (fingo consapevolezza nel prender coscienza che di tragicommedia si tratta), diminuiscono le risate, si assiste all’inutile sacrificio di Marta ed alla annunciata sconfitta di tutta la famiglia. Alla fine i fiori sono tutti per la nonna, nel senso che finisce per fagocitare anche quelli nella totale indifferenza della catastrofe che la circonda. E’ l’epilogo della vicenda, grottesca e capace di invogliare il sorriso anche nella circostanza più penosa.

Primo atto molto divertente e nel complesso spettacolo piacevole, bene interpretato soprattutto nei ruoli chiave da Dighero, Paci e “nonna” Simona Guarino.
A conferma che, a spettacolo concluso, discuterne a volte aiuta, mi chiariscono che la nonna, metafora della dittatura di Videla, qui simboleggia l’attuale crisi economica. STICAZZI. Finalmente mi spiego gli sguardi riflessivi dei vicini di posto durante il secondo atto. Non che avessi una posa diversa, ma dopo due ore di “formagia salama prosiuta” pensavo più che altro a dove andare a mangiare…"

C.S.

Nessun commento:

Posta un commento