martedì 30 aprile 2013

Milioni di Milioni - Marco Malvaldi -


Ho letto quello che, secondo me, è il romanzo giallo più brutto fra quelli letti finora e se pensate che ero una divoratrice dei “junior gialli” della Mondadori capirete che la mia opinione è basata su anni e anni di esperienza nel settore.
Ho comprato milioni di milioni di Marco Malvaldi facendo questo ragionamento:

- odore di chiuso, dello stesso autore, mi è piaciuto molto e non ha come protagonista Massimo, il personaggio di la briscola in cinque, che mi è tanto  antipatico;

- neanche milioni di milioni ha come protagonista Massimo né i vecchietti del bar lume;

- milioni di milioni mi piacerà.

Le premesse erano corrette, la conclusione no.
Alla faccia di Aristotele.

Quando la storia è banale, come in questo caso - omicidio, soggetto innocente primo sospettato, indagini del sospettato, soluzione del caso – speri che i personaggi siano così ben delineati da valere, da soli, il libro. Un po’ come succede per l’ispettore Morse di Dexter, le storie sono solo l’occasione per vedere in azione un personaggio un po’ burbero, malinconico, abituato a voli pindarici che, spesso, lo portano a discutere con il suo pragmatico vice, ma é comunque un personaggio ben caratterizzato cui ti affezioni e che rileggi volentieri.
Del protagonista di milioni di milioni non ricordo neanche il nome pur avendolo finito qualche giorno fa.
Devo riconoscere un merito a Malvaldi: riesce a creare dei personaggi antipatici. Se sei l’unico sospettato dell’omicidio non ti metti a discutere di non ricordo quale argomento scientifico con fare da sapientone!

Niente colpi di cena, niente suspence, niente che stimoli la curiosità; un banalissimo libro che prova ad essere giallo.

mercoledì 24 aprile 2013

Sogno di una notte d'estate.

Mi piace sempre di più questo piccolo spazio in cui ospito amici che ci raccontano l'ultimo spettacolo visto a teatro! E pensate che quegli amici si trovano, ormai, così a loro agio in questo spazio da invitare altri amici per fare la stessa cosa. 
Infatti, C.S. (ormai lo conoscete, dai) ha gentilmente chiesto a Paté d'Olive, come lei stessa specifica nella sua premessa, di recensire lo spettacolo che hanno visto insieme a teatro e così lei ha fatto!
Eccola.. 

"Iniziamo parandomi il culo. Perché così è tutto più facile. Avverto subito, io non scrivo. Scrivevo lettere ad amici. Scrivo sms. Qualche mail. Ma niente di lontanamente artistico, insomma. Per me anche scrivere i temi è sempre stata una tortura, per dire. No no no, bisogna saperlo fare. Anche perché se mi metto a scrivere lo faccio a mo’ di flow of consciousness (chiedo venia se spicciolo una delle due cose che mi ricordo di letteratura) e quando imbocco la superstrada dei pensieri poi puntualmente mi imbambolo e perdo l’uscita…vabé. Io lo faccio per sfida. Quel cagnaccio maledetto di C.S. me lo mena…e, tutto sommato, provare a prendermi un po’ meno sul serio e lanciarmi in un esercizio che non è il mio…ma si, dai. 


Ecco, mi sento già come i partecipanti a quei quiz che prima di rispondere alla cazzo di domanda del conduttore cominciano a motivare la risposta parlando di quella volta che la vicina di casa di sua cugina aveva detto……..ecco, sono già fuori. Visto che non è il mio?

Vabé, lo spettacolo. 

Sogno di una notte d’estate. 


Il titolo cambia rispetto all’originale di Shakespeare, magari per sottolineare il fatto che loro le cose le maneggiano sempre un pò, regia di Emanuele Conte, attori della compagnia del Teatro della Tosse. 

Purtroppo non sono una gran frequentatrice di teatri, ragione in più per evitare di scriverci su, ma qualche spettacolo della Tosse l’ho visto, grazie alla mia mamma. La prima volta mi aveva portato a vedere la rappresentazione delle favole, titolo esatto boh, che avevano portato direi una ventina d’anni fa al forte Sperone. Che bello…mi son sempre piaciuti i loro spettacoli, davvero ci mettono sempre qualcosa di loro. E si mettono nei panni di chi li guarda, quando se li studiano. È evidente. Cercano di portarteli, di imboccarteli, ed arrivare anche a chi, come me, magari si distrae un po’ troppo facilmente davanti ad una rappresentazione poco accattivante.


E poi c’è anche Campanati sul palco, un mostro di attore. Che conosco da quando sono piccolina, perché per esempio quando avevo visto proprio Sogno di una notte di mezz’estate, direi….quindici anni fa? La sparo senza controllare che va bene così, allo Sperone ( e lì sarà davvero stato un sogno di mezz’estate e non un sogno di manco accennata primavera, che manco per iscritto rinuncio alla mia passione per le battute bruttissime) lui c’era, anche se allora vestiva i panni di Puck e se non ricordo male accompagnava gli spettatori attraverso le stanze del castello per tutto il corso della rappresentazione. 

Questa volta Campanati era Oberon. …ma dovrò spiegare la trama? Cercherò di esser sintetica…Oberon, re degli elfi, e il suo fidato folletto Puck si mettono a giocare con un fiore, dal quale si ottiene un succo che versato sugli occhi di una persona addormentata la farà innamorare, al suo risveglio, della prima che incontra. Persona o bestia che sia. E in questo loro gioco non viene coinvolta solo la consorte di Oberon, Titania, ma anche una compagnia teatrale e due coppie di giovani che attraversano il bosco di Oberon per recarsi al matrimonio di Teseo e Ippolita, al quale i ragazzi parteciperanno in qualità di ospiti, mentre gli attori metteranno in scena la tragedia di Piramo e Tisbe a fine cerimonia. Come si può immaginare il potere del fiore porterà scompiglio e improbabili intrecci. 
Non scendo nei particolari perché io personalmente odio quando mi si racconta un film che non ho visto. Se ne so già troppo mi si toglie gran parte del piacere di vederlo e scoprirlo e vederci quel che voglio io. 

Intanto se nella prima versione che avevo visto, trattandosi di spettacolo itinerante, la scenografia cambiava perché ogni scena era rappresentata in un angolo diverso del forte, questa volta non si assiste a nessun cambio di sfondo: la scenografia è ridotta ai minimi termini ma proprio per questo risulta molto evocativa, tutto rimane in mano all’omino che cura le luci, che in particolare sul finale ti regala delle bellissime immagini, oserei sparare oniriche, con la luce che si limita ad illuminare le creste dei capelli scapigliati dei folletti ma non i loro volti. E sono gli attori che ti portano da una parte all’altra della storia pur rimanendo sempre lì, attorno a quel cerchio di terra piazzato in mezzo al palco, a rappresentare una radura nel bosco. 

Il linguaggio è quello di un’opera shakespeariana, spesso in rima, ma ogni tanto rotto da una battuta, che shakespeariana non è, o da un’uscita un po’ più colorata che strizza l’occhio allo spettatore che su questo stile magari fatica. E funziona, perché ti aiuta effettivamente a seguire, e diverte; loro a far questo son sempre molto bravi. Ed è un crescendo; se all’inizio l’austerità della scena preannuncia una rappresentazione seria e rigorosa, pian piano i toni si abbassano e lo spettatore si riscalda. E chi come me ha una risata anche sguaiata si fa sentire.

Risolte le varie magagne provocate dal fiore, gli sposi celebrano in fretta e furia ed arriva il momento della rappresentazione teatrale, e lo spettacolo va in scena davvero. Scenette terribili e mal recitate per sposi e ospiti quanto divertenti per lo spettatore della Tosse, che viene messo nella condizione di poter palpare davvero la volontà dell’autore di far teatro nel teatro, grazie all’accorgimento di far recitare la sgangherata compagnia teatrale rivolta verso gli sposi. Apprezzata anche l’idea di avvicinare ulteriormente la storia di Piramo e Tisbe a quella di Romeo e Giulietta, alla quale quest’ultima effettivamente si è ispirata, calcandone esattamente il finale. In questo modo gli autori hanno fatto arrivare il rimando anche a chi, come me, era sprovvisto e sprovveduto.

Sono uscita divertita, e soddisfatta perché avevo visto qualcosa di bello."

Paté d'Olive

lunedì 22 aprile 2013

Adotta un Presidente anche tu!!!


Ora mi è tutto chiaro, come diceva Schopenhauer "ho squarciato il velo di Maya"!

Ci è voluto un intero week-end ed un consistente abuso di sostanze alcoliche per comprendere a fondo il sottile stratagemma architettato dai nostri amici deputati, ma finalmente ho capito!
Loro ci amano! Tutti, dal primo all'ultimo, come dice la Costituzione "senza distinzione di sesso, di razza, d’opinione politica e di religione", ci amano a tal punto da giocarsi la faccia, da rendersi ridicoli. A loro non importa della poltrona, non importa l'opinione che ha di loro il Paese, loro vogliono il nostro bene. 
E come intendono dunque perseguire questo nobile intento? E' chiaro, risolvendo una volta per tutte il problema che più di tutti attanaglia le misere casse dello Stato, le pensioni.
Ecco, ora penserete che il Dott_A ha sbroccato di nuovo, non ha preso le sue pillole, si è montato la testa ecc...
Stolti, ma non vedete? La a Roma sono tutti vecchi e cosa serve soprattutto ai vecchi? La pensione! E chi la paga la pensione? Noi italiani! 

Quindi l'equazione è semplice, se prendiamo un ultraottantenne, con problemi alla prostata, che se stesse a casa si annoierebbe in poltrona, e lo mettiamo su un'altra poltrona dove però deve lavorare come una bestia cercando di mettere insieme un aborto di Governo, il gioco è fatto. Un vecchiaccio in meno che gira sui mezzi pubblici, alte probabilità d'infarto e ictus fulminante (che giovano alle strutture ospedaliere ormai congestionate) e soprattutto ennesima figuraccia del mitico Bersani (alias la Sig.ra Coriandoli) che almeno questa volta si sarà convinto di non essere un vero politico e ritornerà al suo vecchio mestiere (vedi foto). 

Del resto, se riflettete bene, Napolitano non è l'unico pensionato a ricoprire cariche politiche di rilievo, basti pensare all'ex premier Mario Monti, ai così detti dieci saggi (età media 59 anni), ai membri dell'ultimo Governo e di quello precedente. Di giovani nemmeno l'ombra, l'ultima con meno di 40 anni era una pompinara che fu fatta ministra perchè altrimenti erano scandali a nastri (nel senso che c'erano chilometri d'intercettazioni). Insomma noi giovani non possiamo lamentarci, loro ci amano e pensano al nostro bene, inoltre, non sono attaccati alla poltrona; é l'artrite reumatoide gli impedisce di alzarsi...

Dott_A. 



venerdì 12 aprile 2013

Tagliolini tartufati con fantasia di funghi.

Mesi fa, arrivato il momento di spartirsi il contenuto di un cesto natalizio che ha ricevuto il mio capo, io scelsi questi tagliolini tartufati


sabato scorso li ho preparati per pranzo e, visto il successo che hanno ottenuto, eccovi la ricetta!

Livello di difficoltà - se ci riesce mia sorella..é un miracolo! -

Ingredienti per due persone:
- tagliolini tartufati;
- 150 gr. di fantasia di funghi (quelli surgelati della Buitoni, per intenderci);
- olio;
- sale;
- prezzemolo.

In una ampia padella mettete due abbondanti cucchiai di olio e uno spicchio d'aglio (infilzato in uno stuzzicadenti così poi lo individuerete facilmente quando dovrete toglierlo). Fate rosolare l'aglio qualche minuto e poi aggiungete i funghi, salate e fate sfumare con un bicchiere di vino bianco, togliete l'aglio. Fate cuocere a fuoco vivace.
Quando vedete che i funghi sono quasi pronti, dopo circa dieci/dodici minuti circa, mettete a bollire l'acqua, calate i tagliolini e aggiungete alla padella due cucchiai dell'acqua di cottura.
Dopo due minuti scolate i tagliolini, conservando un po' di acqua di cottura, e aggiungeteli ai funghi. Fateli andare per un paio di muniti e se vedete che sono troppo asciutti aggiungete ancora un po' d'acqua di cottura.
Spolverata di prezzemolo fresco e buon appetito!

Ehm..ho dimenticato di fare la foto al piatto, rimedierò la prossima volta che riproporrò la ricetta.



giovedì 11 aprile 2013

Abbiamo vinto il LIEBSTER AWARD!






Ringraziamo la gentilissima LaPucci del blog il mondo di Pucci, pubblichiamo, solo a titolo informativo, le altre regole che dovrebbero essere seguite da chi riceve il premio ed, in-coscineza, decidiamo di non seguirle limitandoci a premiare altri 11 blog.


REGOLE: 

1. Ringraziare il blog che ti ha assegnato il premio e mettere l'immagine del premio in un proprio post;

2. Rispondere alle 11 domande poste dallo stesso blogger; 

3. Scrivere 11 cose su di te;

4. Premiare altri 11 blog “liebster” con meno di 200 followers;

5. Formulare altre 11 domande a cui dovranno rispondere i bloggers da te scelti.


Su questo blog scriviamo in 5, senza contare le collaborazioni esterne, capirete il motivo per cui le regole n. 2, 3 e 5 le saltiamo.


And the winner is..

mercoledì 10 aprile 2013

La pulce nell'orecchio.

Si torna al Teatro della Gioventù e torna C.S. a parlarci dell'ultimo spettacolo visto, "la pulce nell'orecchio", in scena fino al 5 maggio.





"Arriviamo col ritardo utile a risparmiarci il sempre originale preambolo che accompagna ogni spettacolo in scena al Teatro della Gioventù. Il TKC si prefigge l’obiettivo di..., rumori fuori scena ha battuto il numero di repliche di.., ha fatto più spettatori di.., chi non l’ha visto alzi la mano che nel caso altre cento repliche non si negano a nessuno.., abbiamo fatto le borsette con il logo della compagnia ma non abbiamo considerato che siamo a Genova e nessuno ce le compra.. Andate in Pace. Amen.

Pericolo scampato.

Le premesse sono quindi buone, lo spettacolo le mantiene. Va in scena La pulce nell’orecchio, commedia di Feydeau, in cui si espongono le vicende di Chandebise (Nicola Nicchi), la cui prolungata apatia sessuale insinua nella moglie Raimonda la “pulce”, il dubbio che la tradisca. Per fugarlo coinvolge l’amica Luciana, moglie di un gelosissimo bifolco spagnolo. A lei il compito di redigere e recapitare una dichiarazione d’amore all’inadempiente marito in cui lo invita in un albergo equivoco.
Si apre il secondo atto, siamo in albergo e vi ritroviamo tutti i personaggi che ruotano attorno alla coppia. Tournel, amico di Chandebise, mandato da questi all’appuntamento al buio in sua vece,  Raimonda ad attendere l’arrivo del sospetto fedifrago, Camillo (Giovanni Prosperi), cugino di Chandebise (affetto di un bizzarro difetto di pronuncia per il quale è costretto a pronunciare solo le vocali) insospettabile ma assiduo frequentatore dell’albergo in cui incontra segretamente la moglie del domestico di casa.
Entrano in scena Chandebise, il suo sosia poveraccio, Poche (ovviamente sempre interpretato da Nicola Nicchi), Luciana e l’irascibile marito. L’intreccio si complica, il ritmo, già spedito, cresce vertiginosamente (raggiungendo le punte di rumori fuori scena) assieme alla cadenza di equivoci e battute e, conseguentemente, delle risate.

Spettacolo piacevole, forse uno dei più coinvolgenti a cui ho assistito al Teatro della Gioventù e, a mio giudizio, più divertente del tanto decantato Rumori fuori scena, rispetto al quale migliora decisamente l’interpretazione dei protagonisti, di Nicchi nello specifico (benché il giudizio sia inevitabilmente attenuato dal fresco raffronto con l’Oberon di Campanati. Un mostro di attore che non conoscevo. In scena alla Tosse con Sogno in una notte d’estate).

Unica nota stonata. Rimane la sensazione di aver assistito a qualcosa di già visto, i ruoli sono sempre calzati a misura degli attori che quindi interpretano personaggi sempre simili col naturale effetto di richiamarmi continuamente alla mente il confronto con Rumors e Rumori fuori scena. L’ultima variante sul tema risale ormai a quasi un anno fa. Andò in scena Nemico di classe e fu un successo".

C.S.