martedì 27 gennaio 2015

Black Keys - n'altra volta?

Ok, il mio precedente post non ha attirato molto la vostra attenzione ma vabbé, imparerete col tempo.
Detto questo, annullarmi il concerto proprio non si fa.
Potete immaginare le imprecazioni, superate solo da quelle rivolte al buon Calvarese, arbitro di Napoli - Genoa di ieri sera: mannaggiatteechitihafattousciredalquelbucodiculo!
Ad ogni modo, dopo Little Black Submarines avrei voluto Nova baby.
Ecco a voi.

lunedì 26 gennaio 2015

giovedì 22 gennaio 2015

Black Keys - manca qualcosa?

Il prossimo 17 febbraio i Black Keys saranno a Milano e con loro ci sarò pure io.
Cioè, si, ci sarò pure io... a vederli.
Non nego però che essere sul palco non sarebbe male e sfrutto l'occasione per aprire una delle tante premesse della mia vita: il basso.
Una delle mie passioni è infatti sempre stata quello strumento un po' di nicchia che nessuno caga perché il figo della band, si sà, è al più il chitarrista, il bassista non se lo incula (scusate il francesismo) mai nessuno (se etero ben per lui, tra l'altro).
Passione che più che interrompersi di fatto non è mai iniziata.
Avevo un vecchio basso eredità di un qualche mio zio. L'ho guardato più volte appoggiato nell'angolo del muro di camera mia. Per pietà di quell'esile strumento - nudo - rilegato in un angolo, o forse perché faceva figo rispondere "vado a comprare le corde del mio basso" ad un "oggi cosa fai?" di una delle mie innumerevoli groopie, gli ho dunque regalato il vestito che meritava: quattro corde in freddissimo acciaio. Mai montate però.
Come vi dicevo, non è che si possa quindi proprio proprio dire che abbia mai avuto una vera passione per il basso.
Più che altro mi ci volevo avvicinare ma poi l'emozione di riuscire a fare l'intro di "Come as you are" con la chitarra (come, peraltro, non lo so dal momento che ogni volta che ho provato a strimpellare, la chitarra mi pregava di imparare a suonare il basso) ha tarpato ogni mia velleità di riuscita, nonché le ali ad un inevitabile volo verso il vicino fallimento.
Ma torniamo ai Black Keys.
La preparazione pre-concerto, come si sa, impone un necessario toto scaletta.
Girovagando sull'internet ho trovato questa del loro concerto del 2014 a Roma.


Beh, fan dei Black Keys e non, se seguissero questa non sarebbe male, nevvero?
Oppure manca qualcosa?
A voi l'ardua sentenza.

p.s.: se preferite invece non cagarmi fate come vi pare, eh. Non mi offendo. Anche se sono permaloso.
p.p.s.: Little Black Submarines è una delle mie preferite e proprio per questo vi beccate il video trovato sul tubo.


Enjoy.

lunedì 19 gennaio 2015

"L'amore è sempre stato di bocca buona riguardo ai suoi primi alimenti. Le prime conversazioni dell'amore assomigliano agli omogeneizzati dei bambini. Non importano gli ingredienti, tanto è di altro che si parla. L'amore sfida le leggi della dietetica, si nutre di tutto e un niente lo nutre. Si sono viste autentiche passioni nascere da conversazioni così povere  di proteine da reggersi a stento in piedi."


D. Pennac - Signor Malaussène -


(Tornerò a scrivere e non solo a citare, aspetto solo che ogni pezzo torni al suo posto e tornerò a scrivere.)

giovedì 15 gennaio 2015

Tutto qua.


I segnali per tornare a scrivere non sono stati certo incoraggianti e vi spiego perché.
L’idea mi è balenata nel corridoio dello studio: “boh, dai, stacco quei cinque minuti e spiego (a chi interessa poi?) perché sono tornato (per ora) a scrivere”.
Detto questo, entro in stanza e stak! (onomatopeizzando). Saltata la luce, o meglio, bruciata la lampadina. Diversamente non mi spiegherei perché sono l’unico idiota a scrivere al buio mentre nelle altre stanze sembra di essere a Times Square la notte di capodanno. Posto nel quale, peraltro, non sono mai stato, (virgola per l’intercalare) a capodanno.
Punto secondo. Considerando che prima scrivo su word e poi copio ed incollo sul blog, apro word e mi ritrovo un’impaginazione che fa proprio cagare. Non ho spazio in alto, margini ad minchiam. Brutto brutto. Ed io son pigro. Cioè, non mi si può boicottare proprio sul più bello. Son pigro! Non ho la benché minima voglia di rimettere tutto in ordine. Maledetta pigrizia.
Ah, se non avete capito il “punto secondo”, beh, preciso sono un cazzo di precisetti (“doppietta” voluta). Ho le mie fisse sull’impaginazione. Non si possono presentare al lettore pagine che fan piangere né scrivere su di un foglio che fa piangere. D’altronde se l’occhio piange poi legge male e comunque io non leggerei per principio. Quando ho sottomano atti di colleghi avversari che sono impaginati male parto prevenuto. Poi mi inculano, ma si fottano, io parto prevenuto.
Spero abbiate agevolmente superato questa premessa perché il concetto che vorrei esprimere viene ora.
Nasce tutto da in-coscienza e dell’uso che se ne sta facendo.
Seconda premessa.
Per quel che penso io, in-coscienza è un blog nato in un momento in cui le mie idee o, meglio, i miei pensieri erano focalizzati su argomenti che mi piaceva condividere. Mi piaceva pensare di poter giudicare un album musicale, un film, scrivere di quel poco che so di politica, esprimere un  mio pensiero e leggerne qualche commento.
In-coscienza, per me, è nato leggero.
Io credo che in una comunità ci sia necessità di differenti opinioni.
Non sono certo io il primo a dire che è una noia mortale condividere la stessa idea. Che poi cosa condividi se tutto è uguale proprio non lo so.
Le differenze, tuttavia, devono essere marcate. Marcate nel senso che è opportuno ed indispensabile che si sappia chi la pensa così e chi la pensa cosà.
Vedendo le ultime pubblicazioni di in-coscienza su Facebook mi son sentito in dovere di pigiare nuovamente i tasti (poi vi racconterò come ho scoperto cosa c’è sotto i tasti e che i tasti, in realtà, funzionano anche senza tasti, incredibile) per scrivere questo: io non la penso così, io non sono quello che ultimamente vedo scritto.
La “colpa” di questo post è tutta mia. Io non ho più scritto. Io non ho più commentato. Io non ho più mischiato al pensiero di altri in-coscienti non solo le mie opinioni ma anche le mie parole su fatti del tutto differenti, facendo così capire ai lettori che in-coscienza non è solo questo (ho pensato molto - bah, molto, qualche secondo - se usare l’indicativo presente per questa frase o l’imperfetto; diciamo che con l’indicativo presente mi sono dato fiducia da solo).
Tutto qua.

p.s.: rileggendo mi rendo conto di aver finito la premessa senza un finale sensato (non che il resto lo sia, certo, non ho la presunzione di considerare ciò che scrivo piacevole, figuriamoci sensato). Concludo nella maniera più stringata possibile: viste le premesse… “oh, ‘fanculo”.

p.p.s.: fanculo giustificato dal fatto che non ricordavo più la password.

* Sì, mi piace molto l’uso delle parentesi.
** La precisazione di cui al precedente punto secondo è una lezione di vita sintetizzabile nel ben conosciuto proverbio: “l’abito non fa il monaco”.
*** nel caso in cui il tempo usato per “non è tutto questo” non fosse un indicativo presente vi sarò grato di correggermi. Mi corriggerete ha detto un santo.